In linea con i nostri tempi, che affiancano abbondanza di cibo e modelli di magrezza eccessivi, anche qui il rapporto naturale e istintivo con il cibo viene a mancare. Letteralmente investiti da una “fame da bue”, si mangia incessantemente, oppure si alternano periodi di controllo ferreo sulla dieta e l’alimentazione a momenti di abbuffate più o meno occasionali, con oscillazioni di peso importanti. Talvolta il cibo assomiglia a un amico, che compensa le nostre mancanze o ci protegge da sensazioni “pericolose” perché perturbanti, che coinvolgono una sfera relazionale che non si è in grado di gestire.
Il DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), come specificato sul sito governativo per la Salute Mentale, ha stilato alcuni di criteri che permettono di diagnosticare questo disturbo del comportamento alimentare:
Episodi ricorrenti di abbuffata.
Un episodio di abbuffata è caratterizzato da due aspetti:
- mangiare in un determinato periodo di tempo (per es., un periodo di due ore) una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili
- sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (per es., sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa o quanto si sta mangiando).
- Ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici o altri farmaci, digiuno o attività fisica eccessiva.
Le abbuffate e le condotte compensatorie inappropriate si verificano entrambe in media almeno una volta alla settimana per 3 mesi.
- I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso del corpo.
- L’alterazione non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di anoressia nervosa.
CAUSE
Tra le cause più comuni ci sono fattori di tipo psicologico, quali:
- Necessità di riempire un vuoto emotivo
- Bassa autostima
- Come per l’anoressia, la cultura: si percepisce un’eccessiva pressione sociale e si sente il bisogno di rientrare in standard imposti dal modello occidentale di magrezza.
- Predisposizione genetica: numerosi studi hanno dimostrato un maggiore tasso di incidenza in famiglie con la presenza di altri casi di DCA.
SINTOMI
Tra i sintomi fisici, che possono essere vari e non presenti contemporaneamente:
- infiammazione della gola
- carie ed erosione dentali
- pelle secca
- caduta dei capelli
- stipsi
- svenimenti
- dilatazione gastrica
- dolori e gonfiori addominali.
- disfunzioni sessuali
- ciclo mestruale alterato, fino all’amenorrea
- disturbi dell’erezione (per gli uomini) che può portare a complicazioni fisiche, a carico del cuore, delle ossa, fino a generare altre patologie.
CURA
Come per l’anoressia, anche nei casi di bulimia, uno degli interventi con maggiore efficacia provata è la psicoterapia breve strategica, con esito positivo per l’ 83% dei soggetti.
Gli obiettivi sono differenti:
- Rimodulare la percezione del proprio corpo, lavorando sul concetto di dismorfia (eccessiva attenzione riguardo una caratteristica (o più) del proprio aspetto esteriore, notando imperfezioni o difetti che per altre persone appaiono minimi o inesistenti)
- Motivare al cambiamento, attraverso nuove tecniche e strategie che portano alla modifica del proprio modello comportamentale
- Interrompere il meccanismo abbuffata/compensazione
- Migliorare le relazioni sociali, campo che risente tantissimo dell’influenza dei DCA.
Ovviamente, anche in questo caso, si analizza la gravità della problematica e si può decidere di affrontarla attraverso un approccio multidisciplinare, con l’affiancamento di un nutrizionista che aiuti la persona nel percorso.