Nel percorso universitario, non è raro sentirsi bloccati, incapaci di studiare con serenità e sopraffatti dall’ansia. Ci sono momenti in cui ogni tentativo di concentrarsi sembra inutile, gli esami diventano montagne insormontabili e la motivazione scivola via. In questi casi, spesso non si tratta solo di mancanza di metodo, ma di un vero e proprio blocco emotivo e cognitivo che può rendere ogni pagina di un libro un ostacolo difficile da superare.
La terapia breve strategica nasce proprio per situazioni come queste: un approccio concreto ed efficace per sbloccare gli studenti universitari in tempi brevi, aiutandoli a recuperare fiducia, motivazione e piacere nello studio. A differenza di altri metodi, non si limita a fornire consigli generici sulle tecniche di apprendimento, ma lavora direttamente sugli ostacoli emotivi e cognitivi che impediscono di progredire. È per questo che rappresenta una soluzione efficace per chi cerca una psicoterapia per il blocco dello studio universitario, capace di intervenire in tempi brevi e con risultati tangibili.
In questo articolo, esploreremo cos’è la terapia breve strategica, quali sono le sue tecniche, i suoi pro e contro e una testimonianza reale di chi è riuscito a sbloccarsi e ritrovare il proprio equilibrio.
Cos’è la terapia breve strategica?
La terapia breve strategica è un approccio psicoterapeutico sviluppato da Giorgio Nardone, fondato su un principio fondamentale: risolvere i problemi in tempi brevi attraverso strategie mirate e personalizzate. A differenza delle terapie tradizionali, che spesso esplorano a lungo il passato per comprenderne le cause, la terapia breve strategica si concentra sul presente e su come il problema si manifesta attualmente, individuando schemi disfunzionali e interrompendoli con soluzioni efficaci.
Come si differenzia dagli altri approcci terapeutici?
Molti studenti che vivono un blocco dello studente ricevono diagnosi sbagliate o tentano soluzioni che non portano risultati concreti. Ad esempio:
- Psicofarmaci – In alcuni casi, il blocco viene scambiato per ansia generalizzata o depressione, portando a cure farmacologiche che però non risolvono il problema alla radice.
- Corsi sulle tecniche di studio – Possono essere utili per organizzarsi meglio, ma se il blocco è emotivo, non bastano a sbloccare realmente lo studente.
- Terapie più tradizionali – Approfondire le cause può essere utile, ma chi è bloccato nello studio ha bisogno di strategie pratiche per tornare a studiare con serenità il prima possibile.
È qui che la terapia breve strategica si distingue: lavora in modo diretto e mirato su pensieri, emozioni e comportamenti che mantengono il problema, aiutando lo studente a ritrovare equilibrio, sicurezza e motivazione.

Terapia breve strategica: tecniche e fasi del trattamento
Uno degli aspetti più distintivi della terapia breve strategica è l’utilizzo di tecniche specifiche, sviluppate e affinate nel corso degli anni per affrontare in modo diretto e mirato i blocchi psicologici. Nel caso degli studenti universitari, queste strategie sono particolarmente efficaci per superare il blocco dello studente, la paura di fallire all’università e il perfezionismo nello studio, problemi che spesso rallentano il percorso accademico e minano la fiducia nelle proprie capacità.
L’intervento si sviluppa attraverso diverse fasi, ognuna delle quali è pensata per modificare progressivamente la percezione del problema e facilitare il cambiamento. L’obiettivo è rompere il circolo vizioso di ansia, procrastinazione e senso di inadeguatezza, permettendo allo studente di ritrovare un equilibrio nello studio.
Le fasi della terapia breve strategica
Ogni percorso è personalizzato, ma segue un modello ben strutturato che si articola in quattro fasi principali.
1. Definizione del problema: individuare gli schemi disfunzionali
Nella prima fase, il terapeuta analizza con lo studente come il problema si manifesta nel presente e quali sono le strategie che ha tentato di mettere in atto per risolverlo. Spesso, gli studenti bloccati ricorrono a soluzioni inefficaci che, paradossalmente, alimentano il problema.
Ad esempio, chi soffre di ansia da esame all’università potrebbe reagire studiando e ripetendo ossessivamente, cercando di controllare ogni minimo dettaglio. Questo comportamento, tipico del disturbo ossessivo compulsivo nello studio, finisce per aumentare la pressione e il timore di non essere mai abbastanza preparati. Oppure, chi sperimenta un blocco da ultimo esame universitario può rimandare continuamente la prova per paura del giudizio, rinforzando il proprio senso di inadeguatezza.
Durante questa fase, il terapeuta aiuta lo studente a prendere consapevolezza delle dinamiche disfunzionali e del modo in cui le proprie azioni, anziché risolvere il problema, lo stanno alimentando.
2. Ridefinizione della percezione: cambiare il punto di vista
Una volta compreso il problema, si passa alla fase di ridefinizione della percezione, ovvero la trasformazione del modo in cui lo studente vede il proprio blocco.
Uno dei concetti chiave della terapia breve strategica è che il problema non sta nello studio in sé, ma nella percezione dello studio. Molti studenti, infatti, iniziano a vivere lo studio come un peso insostenibile, una fonte di stress e frustrazione.
Alcuni degli interventi più comuni in questa fase sono:
- Sblocco del perfezionismo nello studio: si lavora per ridurre l’ossessione per il controllo e l’errore, aiutando lo studente ad accettare che imparare significa anche sbagliare.
- Superare l’ansia da esame universitario: viene modificata la percezione del fallimento, insegnando allo studente a vedere l’esame non come un giudizio sulla propria persona, ma come una tappa del percorso.
- Gestione della paura di fallire all’università: si lavora per rompere l’associazione tra fallimento accademico e valore personale, ridimensionando l’impatto emotivo di eventuali insuccessi.
3. Strategie di cambiamento: interrompere gli schemi disfunzionali
A questo punto, il terapeuta introduce strategie concrete per spezzare il circolo vizioso del blocco. Tra le tecniche più utilizzate troviamo:
Prescrizione del sintomo
Si tratta di una tecnica paradossale in cui il terapeuta chiede allo studente di fare volontariamente ciò che teme, ma in modo controllato e strategico.
Ad esempio, uno studente che procrastina perché teme di non essere abbastanza preparato potrebbe ricevere l’indicazione di evitare di studiare per alcuni giorni. Questo provoca un effetto contrario: eliminando la pressione autoimposta, spesso il desiderio di studiare torna in modo spontaneo e naturale.
Interruzione del pensiero
Chi soffre di ansia da università o di stress da studio spesso è tormentato da pensieri ripetitivi e intrusivi, come “Non ce la farò mai” o “Devo sapere tutto alla perfezione”. Questi pensieri possono avere una natura fobica o ossessiva e, in questi casi, è fondamentale lavorarci all’interno di un percorso terapeutico guidato da un professionista.
Tuttavia, esistono alcune tecniche utili per imparare a gestirli e ridurne l’impatto negativo sullo studio:
- Tecnica della scrittura: quando i pensieri diventano insistenti e disturbanti, può essere molto utile prendersi un momento per scriverli. Metterli nero su bianco permette di esprimerli in modo concreto, liberando la mente dal loro peso, osservarli con più distacco e poi tornare con maggiore lucidità all’attività che si stava svolgendo.
- Posticipazione del pensiero: prevede di riservare un momento specifico, come una mezz’ora al giorno, per accogliere i pensieri negativi invece di combatterli continuamente. Quando, durante lo studio, emerge un pensiero negativo, si può dire a sé stessi: “Questo lo affronterò nel mio momento dedicato”. In questo modo, si riduce l’impatto emotivo del pensiero, si allena la mente a rimandarlo, e si smette di combatterlo frontalmente — il che spesso lo rafforza.
Il dialogo strategico
In parallelo, può essere utile anche un lavoro di ristrutturazione mentale attraverso l’uso di tecniche comunicative strategiche. Queste tecniche, se utilizzate all’interno di un percorso terapeutico, aiutano a cambiare punto di vista e a costruire una maggiore consapevolezza su ciò che blocca. Ad esempio, in situazioni di blocco nello studio a medicina, dove l’ansia da prestazione e le aspettative elevate possono diventare paralizzanti, queste strategie permettono di riformulare l’esperienza e ritrovare un approccio più funzionale. Non agiscono direttamente sui pensieri più profondamente radicati, ma facilitano l’accesso a nuove modalità di interpretare la realtà, rendendo più fluido e naturale il cambiamento.
4. Consolidamento del cambiamento: prevenire le ricadute
Una volta che lo studente ha iniziato a sbloccarsi, l’ultima fase del percorso è dedicata a stabilizzare i progressi e prevenire eventuali ricadute.
Questa fase è particolarmente importante per chi ha vissuto lunghi periodi di depressione da studio o per chi ha sperimentato fasi di perdere la voglia di studiare all’università. È fondamentale che lo studente non solo superi il blocco, ma acquisisca anche gli strumenti per gestire eventuali difficoltà future in modo autonomo. Si lavora su:
- Creare una routine di studio sostenibile, che non alimenti ansia e stress.
- Riconoscere i segnali di allarme: imparare a individuare i primi segnali di un nuovo blocco e intervenire tempestivamente.
- Accettare l’imperfezione: lavorare sull’autostima e sulla motivazione allo studio, insegnando che il progresso è più importante della perfezione.

Terapia breve strategica: pro e contro
Come ogni approccio terapeutico, anche la terapia breve strategica ha vantaggi e limiti. La sua efficacia nel trattare problemi come il blocco dello studente, l’ansia da esame all’università e il perfezionismo nello studio è stata dimostrata in numerosi casi, ma è importante capire per chi è indicata e in quali situazioni potrebbe non essere la scelta migliore.
Vantaggi della terapia breve strategica
Interventi mirati e tempi brevi
Uno degli aspetti più apprezzati della terapia breve strategica è la rapidità dei risultati: nella maggior parte dei casi, il blocco dello studio viene risolto in 8-12 sedute, con miglioramenti evidenti già dalle prime settimane. Questo la rende un’opzione ideale per chi ha bisogno di sbloccare una situazione in tempi brevi, come nel caso del blocco da ultimo esame universitario o per chi è fuori corso da molto tempo.
Approccio pratico e concreto
A differenza di altre forme di terapia, che spesso richiedono un’analisi approfondita del passato, la terapia breve strategica lavora sul presente, individuando le strategie sbagliate che mantengono il problema e sostituendole con soluzioni efficaci. Per gli studenti, questo significa rompere il circolo vizioso dell’ansia e della procrastinazione senza dover intraprendere un lungo percorso di introspezione.
Maggiore autonomia per lo studente
Uno degli obiettivi principali di questo approccio è rendere lo studente indipendente nella gestione delle proprie difficoltà. Le tecniche apprese durante il percorso possono essere utilizzate anche in futuro, prevenendo nuove situazioni di stress o blocco.
Efficacia dimostrata su diversi disturbi legati allo studio
La terapia breve strategica è particolarmente efficace per problematiche come:
- Paura di fallire all’Università
- Perfezionismo nello studio
- Disturbo ossessivo compulsivo nello studio
- Blocco nello studio a Medicina
- Ansia da esame all’Università
- Depressione da studio
- Burnout universitario
Grazie a tecniche mirate, aiuta lo studente a ritrovare motivazione e serenità, trasformando lo studio da fonte di stress a esperienza gestibile.
Svantaggi della terapia breve strategica
Non è adatta a tutti i disturbi psicologici
Sebbene sia estremamente efficace per problematiche come l’ansia da università, lo stress da studio e il blocco dello studente, la terapia breve strategica non è adatta a chi cerca un approccio più analitico, orientato all’esplorazione del passato e delle cause profonde del disagio. In questi casi, infatti, potrebbe non risultare soddisfacente, poiché non si basa su una prospettiva psicoanalitica, ma privilegia un intervento centrato sul presente e sulla risoluzione concreta del problema.
Inoltre, non è considerata particolarmente efficace nel trattamento delle dipendenze — come le tossicodipendenze o altri comportamenti compulsivi legati all’uso di sostanze — ambiti in cui risultano più indicati altri modelli terapeutici specifici.
Tuttavia, la terapia breve strategica ha dimostrato un’elevata efficacia in disturbi come il disturbo ossessivo-compulsivo, l’anoressia, gli attacchi di panico, i disturbi d’ansia e quelli legati alla performance, rappresentando una scelta terapeutica solida e mirata in questi contesti.
Necessità di terapeuti altamente specializzati
Non tutti gli psicologi sono formati nella terapia breve strategica. Per garantire risultati concreti, è fondamentale affidarsi a un professionista con esperienza specifica in questo metodo, come il Dottor Andrea Scozzi, esperto nel trattamento del blocco dello studio universitario.
Possibili difficoltà nell’accettare il cambiamento
Alcuni studenti, specialmente quelli con un forte perfezionismo nello studio, possono avere difficoltà iniziali nell’accettare nuove strategie di apprendimento e gestione dell’ansia. Rompere schemi consolidati non è sempre immediato, ma con il giusto supporto si può superare la resistenza iniziale.

Terapia breve strategica e blocco dello studio: una testimonianza reale
Il blocco dello studio è una condizione che colpisce molti studenti universitari, impedendo loro di proseguire il percorso accademico nonostante l’impegno e la determinazione. Ansia, perfezionismo e paura del fallimento creano un circolo vizioso che porta a rimandare esami e a perdere fiducia nelle proprie capacità.
La terapia breve strategica si è dimostrata efficace nel trattare questa problematica, come dimostra la storia di uno studente che, grazie a questo approccio, è riuscito a sbloccarsi dopo anni di difficoltà.
Caso reale: otto anni di blocco superati con la terapia breve strategica
Uno studente di Medicina si trovava bloccato da otto anni fuori corso, riuscendo a sostenere un solo esame all’anno. La paura di fallire all’Università lo paralizzava, impedendogli di preparare gli esami con serenità. Dopo essersi rivolto a uno psichiatra, gli erano stati prescritti psicofarmaci, ma il trattamento non aveva risolto il problema, perché la difficoltà non era biologica, ma emotiva e cognitiva.
Dopo aver letto il libro Lo studente strategico di Alessandro Bartoletti, ha deciso di provare la terapia breve strategica con il Dottor Andrea Scozzi. In pochi mesi, ha imparato a:
- Gestire l’ansia da esame all’Università attraverso tecniche di ristrutturazione della percezione.
- Sbloccare il perfezionismo nello studio, ridimensionando la paura dell’errore.
- Interrompere la procrastinazione, affrontando lo studio con un approccio più strategico.
Confronto con altri approcci
Il trattamento con psicofarmaci non ha risolto il problema, perché il blocco dello studio era di natura emotiva e non chimica. Anche i corsi di tecniche di studio si sono rivelati inutili, poiché il vero ostacolo non era il metodo di apprendimento, ma l’ansia e la paura del fallimento. La terapia breve strategica, invece, ha lavorato direttamente sulle cause emotive del blocco, permettendo allo studente di sbloccarsi in meno di un anno e di laurearsi.
Risultati ottenuti e impatto sulla carriera accademica
Grazie alla terapia breve strategica, lo studente è riuscito a recuperare tutti gli esami arretrati e a laurearsi, proseguendo il suo percorso con maggiore sicurezza e serenità. Questa storia dimostra come il blocco nello studio a Medicina, il blocco da ultimo esame universitario e l’ansia da università possano essere superati con il giusto supporto.
A chi rivolgersi per iniziare un percorso di terapia breve strategica
Quando il blocco dello studio, l’ansia da esame o il perfezionismo iniziano a compromettere il percorso accademico, è fondamentale non rimanere intrappolati nella paura o nella procrastinazione. Affidarsi a un professionista esperto nella terapia breve strategica può fare la differenza per sbloccare rapidamente la situazione e ritrovare serenità nello studio.
Non tutti gli psicologi sono specializzati in questo approccio: per ottenere risultati concreti, è necessario rivolgersi a un professionista con una formazione specifica in terapia breve strategica, in grado di applicare tecniche mirate e personalizzate in base alle esigenze dello studente.
Il Dottor Andrea Scozzi, esperto nel trattamento del blocco dello studente, offre percorsi strutturati per affrontare difficoltà come il blocco da ultimo esame universitario, l’ansia da università e il burnout universitario. Il percorso è pratico ed efficace, con miglioramenti visibili già nelle prime settimane di terapia.
Per chi non può recarsi in studio, il percorso è disponibile online, offrendo agli studenti la possibilità di ricevere supporto ovunque si trovino, senza limitazioni geografiche. Questo permette di accedere a un trattamento altamente specializzato, flessibile e compatibile con gli impegni accademici. Inizia un percorso di terapia breve strategica online con un esperto: può essere il primo passo per superare il blocco dello studio, ritrovare la motivazione e affrontare gli esami con più sicurezza e serenità.